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Un po' di storia

Il comune di Vita sorge nella zona centrale della provincia di Trapani. L'economia è in gran parte basata sull'agricoltura; è presente anche qualche attività a livello sia industriale che di piccola e media impresa. Ha una popolazione di 2459 abitanti (dicembre 2002) ed un territorio di 8,88 km2; si tratta del più piccolo comune per estensione della provincia di Trapani. Il territorio vitese confina a Nord-Est con quello di Calatafimi-Segesta, da cui dista 7 Km, ed a SudOvest con quello di Salemi, da cui dista 5 Km. Tramite la SS 188A Vita è collegata all'autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo (uscita Salemi + 12 Km), e con la A29 Dir.Trapani (uscita Segesta + 13 Km). Con un’altitudine che varia dai 445 m s.l.m. del nuovo centro ai 495 m del vecchio centro, Vita è, dopo Erice, il più alto comune della provincia. L’origine del paese risale ai primi del XVII secolo, in un periodo in cui in Sicilia, allora sotto il dominio spagnolo, furono incentivate le fondazioni di nuovi centri, soprattutto alla scopo di ripristinare la produzione agraria delle terre poste all’interno dell’isola. Il fondatore fu il nobile Vito Sicomo di Calatafimi, che iniziò ad edificare attorno ad un casale esistente già nel Medioevo. Il barone ottenne dal re Filippo III d’Aragona lo "jus populandi". Tale concessione, registrata in Palermo in data 17 Aprile 1606, fu poi ratificata da Filippo III con decreto dell’11 Marzo 1607, e divenne effettiva il 28 Maggio dello stesso anno. Non è da ritenersi del tutto certo che il nome del Comune derivi dal fondatore. Probabilmente la denominazione di Vita è di origine araba. Ciò e supportato, peraltro, da Carmelo Trasselli, uno dei più attenti storici del nostro tempo. Ulteriore indizio potrebbe essere la documentazione storica di un antico centro in Algeria, chiamato appunto Vita. In epoca risorgimentale i vitesi parteciparono ai moti rivoluzionari del 1848; in quel periodo furono devastati gli archivi municipali, i cui registri andarono bruciati o in ogni modo distrutti. Nel 1860 Vita si trova a svolgere un ruolo di primo piano in coincidenza con l'epica Impresa dei Mille, fornendo un valido supporto logistico all'esercito garibaldino. Vita, sin dalla sua fondazione, ebbe un rapido incremento demografico: alla fine del '700 superava i 3000 abitanti, ed all’inizio del '900 i 6000. Nella storia recente, invece, particolarmente rilevante è stato il flusso migratorio di molti vitesi verso il nord d’Italia ed all’estero. La comunità di vitesi più numerosa formatasi all’estero è di sicuro quella di Toronto. Ancora, colpita dal sisma del gennaio del 1968, Vita ha perso le opere più significative della sua storia: la chiesa madre ed il palazzo baronale fatto edificare nei primi del '600 da Vito Sicomo. Dopo il terremoto notevoli sono stati i cambiamenti dal punto di vista sociale, culturale, edilizio. La ricostruzione è avvenuta in un nuovo agglomerato urbano, contiguo al vecchio.

Vito Sicomo

E' il fondatore di Vita. Nacque nel 1548. Gli vengono riconosciute doti di eminente giure-consulto, ricopre le più alte cariche del Regno di Spagna e raggiunge la posizione di Consigliere di Filippo III. I Viceré che si susseguono nella Palermo seicentesca gli affidano le più alte mansioni nell’amministrazione della Giustizia e nel Parlamento. Per 23 anni occupò la carica di Avvocato fiscale della Regia Gran Corte. Viene nominato Presidente del Concistoro della Sacra Coscienza Regia. Proprio per i traguardi raggiunti e in premio per l’attività svolta, il Conte di Modica gli concede il feudo di Cartipoli e alcuni terreni confinanti che formano l’odierno territorio di Vita. La cerimonia di investitura baronale avviene il 15 settembre 1605 alla presenza del Viceré di Spagna. La licenza di poter popolare il feudo e di edificare un nuovo paese da chiamare VITA, viene concessa da Filippo III d’Aragona, Re delle Due Sicilie, con decreto emanato a Madrid l’11 marzo 1607. Muore all’età di 78 anni, il 7 luglio 1626, a Palermo. Fu seppellito in una cappella della Chiesa di Santa Zita, che era stata fatta costruire da lui. 

Lo Stemma

Il Comune negli atti e nel sigillo si identifica con il nome “ Comune di VITA “ ed ha come suo segno distintivo lo stemma raffigurante “Leone rampante su albero di sicomoro con corona baronale sovrastante il tutto poggiante su sei lance arazzate e disposte a raggiera”. L’uso del Gonfalone e la riproduzione dello stemma sono consentiti esclusivamente previa autorizzazione del Comune. 

La Festa Della Madonna Di Tagliavia

La cittadina di Vita celebra ogni anno, nel giorno dell’Ascensione, la “Festa della Madonna di Tagliavia”. A parte i motivi prettamente religiosi, già di per sé suggestivi (messa di mezzanotte, benedizione mattutina degli animali, pellegrinaggi, processione, ecc.), la natura degli altri festeggiamenti dà luogo ad una delle manifestazioni più genuine del folklore siciliano. Il momento magico si ha nel pomeriggio, quando per le vie sfilano il Carro del vino e delle olive, la Cavalcata e la Carrozza del pane. Per alcune ore si è immersi in un’atmosfera atavica, che esalta l’anima di tutto un popolo: sui balconi assiepati e per le strade affollate da migliaia di turisti, vengono lanciate allegramente buste di vino e di olive, confetti e soprattutto i caratteristici “cucciddati”. E’ la festa dell’Abbondanza, ma anche l’espressione del ringraziamento alla Madonna di Tagliavia per il raccolto agricolo, con incluse chiare finalità propiziatorie. La Cavalcata Tra i carri incede la cavalcata: in tutto circa quaranta cavalieri in sella a muli o cavalli, a seconda della funzione evocativa. Avanzano con ordine, disposti per due o per tre. Alcuni rappresentano i ceti di cui recano i simboli: borgesi (muliceddi), massari (vuiareddu), carrettieri (cavaddu), deputati della festa (mulicedda), viticultori (torchiu); altri fungono da battistrada, camperi, scorta; altri vanno lanciando confetti per conto dei vari ceti. Tra il nugolo spicca il “Circu” o “Prisenti”, omaggio del ceto dei borgesi, anch’esso ornato con “cucciddati”, fiori e con un mazzo di spighe alla sommità. La Cavalcata è seguita da una serie di carretti siciliani riccamente addobbati, su cui i "Carritteri" si esibiscono in sonori canti tradizionali siciliani. Il Carro del vino e delle olive Imponente e spettacolare, si è inserito più recentemente con gusto ed efficacia nel corteo tradizionale. Presenta un’originale composizione costituita da dodici semitorchi, che ricordano con naturalezza il settore vitivinicolo, una delle basi dell’economia vitese. Omaggio ed espressione di un nuovo ceto di produttori agricoli, con esso è stato rivalutato il senso autentico della sfilata dell’Abbondanza. La Carrozza Maestosa e solenne, ma anche vivace e pittoresca, è l’elemento più tipico del corteo, omaggio del ricco ceto dei massari. Addobbata con mortella e alloro e rivestita di gerani e “cucciddati”, viene trainata da due possenti buoi. Ai quattro lati, una vistosa “M”, artisticamente lavorata con la stessa pasta dei “cucciddati”, ricorda il nome di Maria SS. La scortano due “camperi” che simbolicamente ne proteggono l’incolumità. Al suo interno sono disposti numerosi quintali di “cucciddati”: piccoli pani di forma circolare, intagliati a zig-zag lungo l’orlo superiore, così da ricordare il solco prodotto dall’aratro. Alla preparazione dei “cucciddati” (circa 20.000 pezzi) lavorano per diversi giorni gratuitamente, le donne del paese. Misticismo, fantasia e tradizione s’intrecciano, componendo uno scenario colorito che trasporta in altri tempi e in altre dimensioni. Per le vie si crea una particolare coreografia, da cui emana un linguaggio tra il mitico e il religioso, certamente assai poetico. Per l’aspetto comunicativo e per la forza emotiva da cui è caratterizzata, la festa è stata trapiantata anche in Canada, a Toronto, dove i numerosi emigranti vitesi hanno ravvivato il culto alla Madonna di Tagliavia e diffuso la tradizione nostrana in mezzo ad altre comunità. 

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